mercoledì 29 gennaio 2014

#4

Caro N.,
oggi nevica.
Sono uscita per fare una passeggiata ed era tutto bianco. E non smetteva di nevicare.

Qui è tutto fermo, è tutto silenzioso. Tranne la neve.
Lo sai che rumore fa la neve quando cade? Fa un rumore che neanche te lo immagini, quei rumori che ti mettono i brividi. Come quando si spezza un cuore.


N., perché lotti sempre? Perché sei sempre in movimento?
Calmati. Siediti.
Guardati intorno.
Smettila di lottare sempre. (Ma poi, lotti contro chi?)
Guarda quanto c'è di bello al mondo.
Perché non riesci a vederlo?


Dove sei?
Mi fai preoccupare.

Aurora

martedì 28 gennaio 2014

#3

Forse capire è poco realistico, ma si può sempre cercare di indovinare.
Nei più deserti campi c'è la tua spiegazione.

La mano sinistra, poteri spenti, piega fiacca su delle erbacce che ballano al suo passaggio.
Le erbacce sono nere, sono morte o forse vivono di veleno? - Guarda il cielo!
Il cielo è bianco. - Dove?
La terra vive di nero, il cielo è vuoto, non porta indicazioni.
Respiro, rugiada in viso.
Cammina, non c'è meta.
Scorri tra i torrenti tumultuosi delle passioni tinti di un rosso violento.
Alcuni arbustelli si veggiono in lontananza, alle spalle, azzurri, turchesi; sono andati.
Una vallata florida racchiude frutti della terra, ricchezze.
Attento, la terra è nera.
Dov'è il sole?

Eppur tutto pare illuminato.
Mi muovo tra alcune liete oasi, creature benevole, rinfrescanti. Gioco.
Ma subito gli occhi tornano al cielo: devo conoscere.
Che frustrazione: è ancora bianco, immobile. Sembra dire: Nulla hai da conoscere.
Dov'è il sole?

Un monte, diritto davanti, sovrasta il paesaggio.
Ha pareti funeste, mortali. Inganni, scenari illusori. Creste rocciose accuminate ne scoraggiano la scalata. Innumerevoli sorgenti scarlatte ne sgorgano dagli anfratti, dalla cima serpeggiano arterie verso i più bui visceri infernali.
Già li avevo intravisti.
Chissà che vista, da lassù.
La cima perde il colore del sangue, è bianca: si confonde col cielo.
Il Monte, è certamente Amore.
Mi avvicino. È irresistibile.
Sembra illuminarsi di un rosso ancor più vivo.
Gorgoglia, palpita, sussulta.
È vivo.
Affronto la salita a costo della sofferenza, dei tagli, delle scivolate e delle bestie feroci lungo il cammino.
Cedo alle illusioni, ma rinsavisco subito. Perdo parti di me nelle trappole ma ho ancora l'inesauribile sete e guardo, ormai, solo l'apice.
Dov'è il sole?

Non appena raggiunto, l'estasi è tale da curare ogni squarcio, annullare ogni domanda: chiudo gli occhi e riesco a vedere il mondo che si staglia ai miei piedi, colmo di luce e giustizia. L'ebbrezza.
Mi lasciò cadere giù ed il buio domina ogni cosa.
Il sole... Ero io.

Capisci?

N.

#2

Caro N.,
fai sempre tutto facile. Tu. 
Mi dici di scriverti ad un indirizzo nuovo, la fai facile. Arrivi dal nulla, mia cambi la vita, sparisci. Poi torni e mi chiedi di scriverti.
Non ti ha sfiorato neanche per un secondo l'idea che potrei essermi rifatta una vita, nel frattempo?

Beh, tanto lo sappiamo tutti e due: se ti sto scrivendo è perché non mi sono mossa. Sono rimasta immobile ad attendere. Quanto tempo è passato? Non lo ricordo neanche.
Mentre stai leggendo questa lettera io sono qui, immobile e spaventata. Spaventata perché potrebbe non esserti arrivata, perché potresti avermi dato un indirizzo a caso, perché potresti non esserti mai mosso. Ne saresti capace.

Perché te ne sei andato? A fare cosa?
Non farmi stare in pensiero.
A.

lunedì 27 gennaio 2014

#1


Ogni tanto arriva quel momento.
Sarà che nel cestino del vetro non ci stanno più bottiglie, ed averne una vuota qui davanti mi provoca una spiacevole sensazione di disordine.
Sarà che la roba è finita.
Sarà che stamattina non sono riuscito ad uccidermi.
Ogni tanto arriva il momento in cui devi decidere. Scegliere.

Ho deciso di partire. 
Ho scelto di partire.

Scusami.

Potrai scrivermi all'indirizzo che ho segnato nel retro della lettera. 
Ora non credo di avere molto tempo, mi sono quasi addosso. Loro sono.. Io sono..


N.